Occhio

GLAUCOMA

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Glaucoma

Il glaucoma nel suo stadio iniziale non presenta sintomi, per questo viene definito “ladro silenzioso della vista”.  È la seconda più importante causa di cecità tra la popolazione adulta di età compresa tra i 18 e i 65 anni. Ogni anno 5.000 persone perdono la vista a causa di questa malattia.

Solitamente il glaucoma è un’affezione bilaterale, in quanto colpisce entrambi gli occhi anche se non in modo sincronico. Nella maggior parte dei casi, si associa a un aumento della pressione intraoculare capace di provocare delle alterazioni a carico delle fibre nervose retiniche e di conseguenza un calo del campo visivo. Studi clinici hanno dimostrato che l’aumento della pressione intraoculare rappresenta il più importante fattore di rischio per lo sviluppo del danno glaucomatoso.

In alcuni casi è utile l’esame dell’holter pressorio (l’apparecchio portatile per la misurazione della pressione continua nelle 24 ore). Spesso il danno avviene di notte senza che il soggetto se ne accorga.

Il glaucoma può insorgere in alcune condizioni anatomiche come la miopia elevata e può essere associato ad alcune patologie, come la retinopatia diabetica. È legato anche a una componente familiare, è importante dunque effettuare un controllo annuale dopo i 40 anni e il controllo dei familiari del paziente.

Esistono diverse patologie di glaucoma, di seguito i più frequenti.

Glaucoma ad angolo aperto

È il più frequente, solo la visita oculistica può diagnosticarlo.

Glaucoma secondario

Secondario ad alcune condizioni anatomiche oculari come la sindrome pseudoesfoliativa (pseudoesfoliatio) o il glaucoma pigmentario

Meno frequente, ma molto pericoloso è l’attacco acuto di glaucoma, insorge con un improvviso dolore ai lati dell’occhio, visione sfocata e aloni attorno alle luci. A volte è accompagnato da nausea e vomito.

Il glaucoma si cura inizialmente con i colliri: i più diffusi sono quelli a base di beta-bloccanti.
Il laser è valido per contenere il decorso clinico e dopo alcuni giorni dal trattamento è possibile riprendere le proprie attività.

Si arriva poi alla chirurgia tradizionale  quando si ritiene che l’uso del laser non sia adatto essendo il danno visivo causato.

 

 

Degenerazione maculare senile

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DMLE LA DEGENERAZIONE MACULARE senile

COS’E’?
La degenerazione maculare senile (DMLE) è per lo più dovuta al processo di invecchiamento dell’occhio che interessa la macula, la parte centrale della retina che si occupa di distinguere i dettagli nelle immagini e di riconoscere i colori. Con l’invecchiamento i tessuti della retina si deteriorano e si assottigliano in quanto si riduce l’apporto di sangue: le cellule legate alla visione centrale, scarsamente nutrite dai capillari della retina centrale, si atrofizzano. Molti pazienti presentano una predisposizione ereditaria ma in alcuni casi la degenerazione maculare si sviluppa in seguito a traumi oculari, infezioni, infiammazioni o miopia.

COME SI MANIFESTA?
La patologia si avverte nella fase iniziale con la percezione alterata e distorta delle immagini e delle linee dritte e da una riduzione graduale della visione centrale. Può succedere che vengano percepite delle macchie grigie nel campo visivo e anche i colori possono sembrare più sbiaditi.
si presenta sotto due forme:
la FORMA SECCA ha un’evoluzione lenta ,è la forma più comune ed è caratterizzata da un assottigliamento progressivo della retina centrale. Essa è presente nel 90% dei casi

la FORMA UMIDA è più rara ma più grave e porta nella maggior parte dei casi a un rapido e aggressivo calo del campo visivo. La troviamo nel 10% dei casi
Se non si ricorre in breve tempo ad una terapia, parte delle cellule nervose della macula viene gravemente danneggiata e le cellule nervose , una volta distrutte, non si ricostituiscono più.

QUALI SONO I FATTORI DI RISCHIO?
La degenerazione della macula è legata principalmente all’età , si manifesta dopo i 55 anni e si presenta maggiormente nei pazienti di sesso maschile. Vita sedentaria, fumo e alcol possono contribuire all’insorgere della DMLE come pure una esposizione prolungata a sorgenti di luce molto intensa.
Altri fattori di rischio sono alcune patologie come l’ipertensione e il diabete mellito. Infine non bisogna sottovalutare la predisposizione genetica .

COME VIENE DIAGNOSTICATA?
Attraverso l’esame del fondo dell’occhio. L’oculista esamina la parte centrale della retina attraverso uno strumento che, grazie ad un sistema di lenti, rende possibile l’osservazione diretta della retina e lo stato di salute della macula.

COME SI CURA?
La degenerazione maculare è una malattia della retina non curabile.
Nel caso della degenerazione maculare secca è possibile aiutare a mantenere la capacità visiva residua attraverso delle terapie nutrizionali e altri ausili ottici.
La degenerazione maculare umida può compromettere seriamente la capacità visiva: se diagnosticata in tempo il trattamento laser può rallentare il decorso della malattia

occhio e diabete

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La Società italiana di diabetologia (Sid) lo ricorda: il diabete è la prima causa di cecità prevedibile nei paesi industrializzati e lo sarà anche in quelli in via di sviluppo. In Italia il 5% della popolazione è affetto da diabete, oltre ad un 2-3% a cui la malattia non è ancora stata diagnosticata

La prevenzione fatta periodicamente è più che fondamentale perché la retinopatia diabetica, che porta alla cecità, non da alcun segno anche quando sta avanzando aggravandosi, e le manifestazioni più gravi del diabete si ripercuotono proprio sulla retina. Questa si manifesta entro 5-10 anni dall’inizio della malattia

La causa principale della retinopatia diabetica è proprio un diabete mal controllato che, nel tempo, porta allo sviluppo di alterazioni dei piccoli vasi sanguigni, fino a creare dei veri e propri sfiancamenti  e la trasudazione della parte liquida del sangue in prossimità della regione maculare – il centro della retina – che, a sua volta, può provocare la maculopatia diabetica.

Bisogna mantenere la glicemia nei giusti valori e aiutarsi con una corretta alimentazione e attività fisica, tenere sotto controllo il peso e la pressione arteriosa, ma soprattutto fare l’esame del fondo oculare almeno una volta all’anno e se necessario, sottoporsi ad esami specifici come Fluorangiografia e OCT. L’oculista potrà valutare in che fase evolutiva si trovano già le prime alterazioni. La vista diminuisce proprio quando queste alterazioni interessano la macula, la parte centrale della retina. Nella fase iniziale della retinopatia diabetica possono non esserci sintomi ma i valori glicemici possono cambiare rapidamente e portare ad annebbiamenti visivi che se non trattati in tempo causano seri e irreversibili problemi.

È importante farsi visitare con urgenza se i peggioramenti della vista perdurano più di qualche giorno

Quando il diabete è trascurato non  danneggia solo gli occhi ma  tutto l’organismo: possono essere compromessi reni, nervi, vasi sanguigni, cuore, cervello  e anche polmoni, ossa, articolazioni, cute. Inoltre si innalza il rischio di tumori.

Il campo visivo computerizzato

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L’esame più complesso e uno dei più dei longevi dell’oftalmologia

Campimetro statico

Il campo visivo (o esame campimetrico) esprime l’insieme di punti nello spazio percepiti mantenendo fisso lo sguardo in una determinata direzione.

Esso si riferisce alla superficie totale in cui gli oggetti possono essere visti nella visione laterale (periferica), quando ci si concentra gli occhi su un punto centrale.

L’esame consiste nell’individuare all’interno di una cupola una serie di stimoli luminosi, di varia forma ed intensità secondo un ordine casuale.
L’esame viene eseguito in una stanza con poca luce o al buio. Il campo visivo può essere eseguito da tutti, non è invasivo e ed è indolore.
Il test può essere alterato da una scarsa collaborazione del paziente all’esame o da opacità dei mezzi diottrici (come la presenza di cataratta).

Il campimetro è uno strumento in uso clinico sin dalla metà del XIX secolo. È uno degli esami più longevi della diagnostica dell’occhio.
Viene esaminato un occhio per volta e l’occhio adelfo invece verrà occluso.

Come prepararsi all’esame

Nessuna preparazione speciale è necessaria.

Come si sentirà dopo l’esecuzione dell’esame

Non vi è alcun disagio con questo test.

Perché il test viene eseguito

Questo esame mostrerà se è presente una perdita di vista, o una diminuita sensibilità alla luce, in qualsiasi punto del campo visivo. La perdita di visione del campo visivo può essere a carico di patologie oculari o a carico di patologie del sistema nervoso centrale come neoformazione tumorali benigne e non.

In quali malattie o condizioni cliniche può essere utile eseguire il campo visivo?

Calo del visus
Visione offuscata
Diabete
Glaucoma
Alta pressione sanguigna
Degenerazione maculare
Sclerosi multipla
Patologie neuro degenerative
Retinopatia da farmaci (idrossiclorochina / Plaquenil, Tamoxifene ETC…)
Glioma ottico
Disturbi della ghiandola pituitaria
Distacco della retina
Ictus
Patologie vascolari retiniche.

 

Fattori di rischio della cataratta nelle donne post menopausa

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Cataratta

La cataratta è una mallattia dell’occhio che dá l’opacizzazione del cristallino dovuta alla denaturazione delle sue proteine. Per poter tornare ad acquisire una visione chiara, l’unica terapia da eseguire è l’intervento chirurgico. In Italia si seguono circa 500.000 interventi l’anno.

 

Le due immagini si riferiscono: la prima a un occhio sano, la seconda a un occhio affetto dalla cataratta

Le due immagini si riferiscono: la prima a un occhio sano, la seconda a un occhio affetto dalla cataratta

Un recente studio, su 89.434 donne, ha identificato i fattori di rischio per la patologia della cataratta nelle donne in post menopausa. Il lavoro scientifico è stato di recente pubblicato nella rivista Ophthalmology. Nello studio tra i fattori di rischi sono stati identificati il diabete, il fumo e l’obesità mentre poca o nessuna correlazione con la patologia della cataratta hanno riscontrato altri fattori quali la somministrazione di terapie ormonali, l’attività fisica e l’utilizzo di sostanze alcoliche.

OCT – tomografia a coerenza ottica – esame che studia la retina

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La tomografia a coerenza ottica (OCT) è un test di imaging non invasivo che utilizza le onde di luce per scattare foto della retina, e in particolare della macula. La macula è una parte della retina deputata alla visione a colori e ad alta definizione.

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Con l’OCT possono essere analizzati e mappati tutti gli strati retinici, inoltre è possibile rilevare lo spessore retinico. Questi dati aiutano a effettuare una corretta diagnosi e a fornire delle indicazioni per il trattamento del glaucoma e delle patologie retiniche, malattie come la degenerazione maculare senile e la retinopatia diabetica.

 

Oct macula

Oct della macula

Oct delle fibre nervose

Oct delle fibre nervose

Corioretinosi sierosa centrale - scansione OCT

Corioretinosi sierosa centrale – scansione OCT

Pucker maculare - scansione OCT

Pucker maculare – scansione OCT

Edema maculare diabetico - scansione OCT

Edema maculare diabetico – scansione OCT

Foro maculare - scansione OCT

Foro maculare – scansione OCT

Trazione vitreo maculare - scansione OCT

Trazione vitreo maculare – scansione OCT

Degenerazione maculare legata all'età - maculopatia - scansione OCT

Degenerazione maculare legata all’età – maculopatia – scansione OCT

Se in atto è presente o è stata presente una di queste condizioni retiniche è importante eseguire l’OCT.

La cataratta

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La cataratta è la principale causa di diminuzione dell’acuità visiva in tutto il mondo, colpisce circa il 40 percento della popolazione con oltre 60 anni di età ed è causata principalmente dall’invecchiamento del cristallino.

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È la prima causa di cecità nei paesi non industrializzati e la seconda nei paesi industrializzati, dopo la retinopatia diabetica. Il cristallino è una lente situata all’interno della parte anteriore dell’occhio ed è costituita da una parte centrale chiamata nucleo, una parte periferica (corticale anteriore e posteriore) e un involucro chiamato capsula.

La sua funzione è far convergere la luce sulla retina e mettere a fuoco l’oggetto fissato. Quando questa lente perde la sua trasparenza, alla retina vengono trasmette delle immagini offuscate che non consentono di distinguere bene i contorni degli oggetti vicini e lontani ed i colori. Ne consegue una riduzione della funzione visiva, quindi un calo della vista.

La cataratta, oltre ad essere legata al normale processo di invecchiamento del cristallino, può essere associata anche ad altre patologie. Tra le patologie oculari: iridociclite (la più frequente), uveiti posteriori, glaucoma acuto, miopia elevata, tumori endoculari, distacco di retina. Tra quelle sistemiche: diabete.
La cataratta è caratterizzata da una lenta e progressiva riduzione dell’acuità visiva non solo in termini quantitativi, ma anche qualitativi. Il soggetto si lamenta di vedere annebbiato, con alterazione della sensibilità al contrasto e della percezione dei colori (gli oggetti appaiono ingialliti).
I sintomi sono inequivocabili: annebbiamento visivo, calo dell’acuità visiva, alterazione nella percezione dei colori, che vengono percepiti sbiaditi, meno “vivi” con tendenza a tonalità più opache, necessita di maggiore luminosità, diplopia monoculare e abbagliamento.

Diagnosi e trattamento

È importante consultare l’oculista ai primi sintomi e, dopo la diagnosi, seguire l’evoluzione della cataratta con visite periodiche, in modo da non rinviare per troppo tempo l’intervento.
Non esistono farmaci che possano guarire la cataratta o limitarne lo sviluppo, a qualunque stadio si trovi può essere “curata” solo chirurgicamente.
Contrariamente a quanto si riteneva in passato, la cataratta non ha bisogno di “maturare”, cioè di svilupparsi completamente prima di venire operata poiché, con le attuali tecniche chirurgiche, l’estrazione del cristallino con opacità e durezza media è meno complicata e impegnativa rispetto all’estrazione di un cristallino indurito dal tempo.
La cataratta va operata quando disturba in maniera significativa la vista e impedisce alla persona che ne è affetta il normale svolgimento delle sue attività quotidiane (leggere, scrivere, guidare, vedere un film).

Trattamento chirugico

L’intervento chirurgico non provoca alcun dolore, il paziente avverte al massimo una leggera pressione e un leggero fastidio. Nella maggior parte dei casi richiede solamente un’anestesia topica (poche gocce di un collirio anestetico nell’occhio); non richiede punti di sutura, fatta eccezione per casi particolari, e dura dai 10 ai 20 minuti. L’intervento può essere diviso in due fasi: la rimozione della cataratta e la sostituzione del cristallino con una lente artificiale.

Facoemulsificazione intervento di cataratta


La tecnica utilizzata è quella della facoemulsificazione: si pratica una piccola incisione (2-3mm) sulla cornea da dove, con una piccolissima cannula, vengono aspirati i frammenti del vecchio cristallino precedentemente frantumato con un sistema di ultrasuoni. Dopo pochi minuti si inserisce già il cristallino artificiale che si adatta perfettamente al sacco capsulare dove era situato il cristallino naturale.

Lente intraoculare cristallino artificiale

Il pieno recupero dell’occhio avviene mediamente in una settimana, ma già dopo i primi due o tre giorni il paziente è in grado di svolgere le sue attività quotidiane.

 

Complicanze

La cataratta è l’intervento chirurgico più eseguito in Italia (circa 500.000 interventi ogni anno) e le tecniche chirurgiche hanno ridotto i rischi intraoperatori (0,01 percento circa). Le complicanze possono riguardare sia l’atto operatorio che il periodo post operatorio. Per quanto riguarda l’atto chirurgico possono verificarsi problematiche relativamente alle strutture oculari che non influenzano il risultato funzionale.
Più di frequente può capitare che il processo di guarigione in certi casi sia più lungo che in altri, con fastidi quali arrossamento, lacrimazione o sensazione di corpo estraneo.
La complicanza più temibile è l’infezione delle strutture interne dell’occhio (endoftalmite post-operatoria) dovuta a germi patogeni esterni. Può portare alla perdita funzionale dell’occhio, se non si interviene tempestivamente e adeguatamente. Per fortuna la sua frequenza è relativamente bassa: 4 casi circa ogni 1000 interventi.
Altra complicanza temibile e non del tutto rara è la rottura della capsula posteriore. Si tratta di un inconveniente in corso di intervento, che può determinare lo scivolamento di frammenti di cataratta nel vitreo. Un’attenta gestione della complicanza da parte del chirurgo riduce al minimo i rischi di riduzione della funzione visiva.
La cataratta secondaria è una opacizzazione della capsula posteriore del cristallino, ossia dell’involucro che si trova dietro la lente artificiale.

Valutazione ortottica e intervento di cataratta

Quando?

Nella fase pre e post operatoria dell’intervento di cataratta è importante eseguire una valutazione ortottica per verificare la presenza o meno di alterazioni della motilità oculare e della visione binoculare. L’assenza di strabismo, e quindi una buona funzione visiva, è determinante per l’esito dell’intervento e per un buon recupero visivo sia a livello quantitativo che qualitativo.

Chi deve sottoporsi alla valutazione ortottica prima dell’intervento di cataratta?

Devono essere sottoposti a valutazione ortottica: i miopi elevati; i pazienti anisometropici, quindi con una elevata differenza refrattiva tra un occhio e l’altro; coloro che hanno uno strabismo manifesto o latente; chi presenta alterazioni della visione binoculare, quindi diplopia, deficit della fusione sensoriale e motoria.

 

Visita ortottica

Perché?

La presenza di vizi di refrazione elevati (miopia) o la differenza refrattiva tra i due occhi possono causare dopo l’intervento di cataratta la comparsa di strabismo o diplopia. È bene, quindi, valutare e quantificare prima dell’intervento la capacità visiva del paziente e prevenire le alterazioni motorie e sensoriali che possono presentarsi dopo l’impianto del nuovo cristallino.

L’occhio del bambino

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imageL’occhio

L’occhio è uno degli organi di senso grazie al quale ci mettiamo in comunicazione con il mondo esterno. Il suo apparato motore gli consente di orientarsi verso determinati settori dell’ambiente; la sua particolare organizzazione e le sue connessioni con l’encefalo lo rendono atto a trasmettere ai centri nervosi analizzatori un complesso di segnali che ripetono fedelmente le immagini del mondo esterno. Entriamo nello specifico e cerchiamo di capire cos’è l’occhio e come curare e prevenire determinate patologie.

Come funziona

L’occhio è l’organo deputato alla visione e la retina é paragonabile a una pellicola di una macchina fotografica che trasforma i segnali visivi in segnali elettici. L’obiettivo è costituito da lenti, cornea e cristallino, che permettono di mettere a fuoco le immagini sulla retina. Le informazioni vengono poi trasmesse tramite un cavetto, il nervo ottico, al cervello.

L’occhio nelle varie fasi dello sviluppo

Alla nascita: il bulbo oculare è sviluppato ma la funzione visiva è immatura. In questa fase il bambino vede molto poco e vede il mondo in grigio.

Alla fine del secondo mese: il piccolo comincia a osservare i movimenti delle proprie mani ma la fissazione è ancora incostante. Non percepisce ancora i colori.

Verso il quarto mese: comincia a fissare meglio gli oggetti e osservare con più attenzione le proprie mani, che sono le cose che può vedere con maggior frequenza e facilità.

Alla fine del sesto mese: può fissare bene gli oggetti e ne percepire i particolari. Comincia a vedere i colori e ad avere una visione binoculare, a vedere, cioè, in tridimensione. E’ l’età in cui inizia a riconoscere il viso della mamma.

Tra il primo e il terzo anno di vita: lo sviluppo della vista procede velocemente per completarsi verso i 6 anni.

Quando ricorrere all’oculista

Alla nascita – Il controllo consente di esaminare il cristallino e individuare in modo precoce una sua eventuale opacizzazione, sintomo di cataratta congenita. Inoltre è importante una visita oculistica per i bambini nati pretermine e per tutti quelli per cui si sospetti un problema visivo per esaminare in modo approfondito il fondo dell’occhio e per verificare che non siamo presenti danni al vitreo o alla retina.

Entro i 12 mesi – Nel primo anno di vita, anche se il neonato non è in grado di collaborare, la visita oculistica permette di valutare l’eventuale presenza di malattie congenite e la presenza di importanti difetti della vista.

Entro i 3 anni – L’oculista deve controllare se il bambino è affetto o no da ambliopia, un deficit visivo causato per lo più da una forte differenza di potere visivo fra i due occhi dovuta in genere a ipermetropia o astigmatismo (la conseguenza è il cosiddetto occhio pigro).

Entro i 6 anni – L’oculista deve valutare se lo sviluppo oculare del bambino è normale.

“Occhio”agli occhi

occhio bambino

Osservate attentamente gli occhi del vostro bambino ed il suo comportamento. Può essere segno di allarme e comunque richiede consulenza oculistica il bambino che:

Si avvicina troppo all’oggetto fissato
Ha mal di testa
Ha gli occhi arrossati
Tiene la testa inclinata o ruotata sul lato destro o sinistro
Compie frequentemente errori di lettura
Esce dalla righe quando scrive
È pigro, svogliato, poco attento
Devia l’occhio in modo costante o incostante
Presenta un riflesso biancastro della pupilla
Ha gli occhi grandi
Ha un occhio più sporgente dell’altro
Soffre di fotofobia (fastidio alla luce) e/o lacrimazione
Strizza le palpebre per guardare lontano

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Dott. Gregorio Lo Giudice
Oculista

Gallerie al buio, un pericolo per la vita: aiutiamo gli occhi

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I nostri occhi non riescono ad abituarsi al passaggio repentino dalla luce al buio. Un esempio tangibile è quando, in autostrada, si entra in una galleria al buio e ad alta velocità avendo una sensazione di accecamento, con possibili gravi conseguenze.

I coni, fotorecettori presenti nella zona centrale della retina – detta macula – permettono agli occhi di avere una visione “ad alta definizione” e di avere la percezione dei colori. I bastoncelli sono deputati alla visione notturna e si attivano all’imbrunire, invece quando si è al buio i bastoncelli hanno il compito di mettere a fuoco e permettere di vedere.
L’occhio ha bisogno di un tempo di adattamento per poter svolgere la sua funzione, un tempo in cui gradualmente si passa dalla luce al tramonto per poi arrivare al buio. Nello specifico questo avviene perché quando si passa da un ambiente luminoso a un ambiente buio i bastoncelli, deputati alla visione notturna, hanno bisogno di qualche secondo per attivarsi. Durante questi secondi non si vede. Se questo accade in un ambiente sicuro, come lo è la casa, non vi è alcun problema ma la situazione cambia, diventando rischiosa, quando si guida in autostrada a 100 km/h. Non da sottovalutare è il passaggio dal buio alla luce, un passaggio altrettanto rischioso. Ecco perché è necessario che una galleria sia illuminata, soprattutto di giorno, per evitare quel periodo di tempo di cecità dettato dall’adattamento al buio e quindi dall’attivazione dei bastoncelli.

Per poter guidare con più serenità e porre tutte le condizioni per cercare di evitare gravi conseguenze alla guida, si consiglia, non solo di rispettare i limiti di velocità e di togliere gli occhiali da sole quando si entra in galleria, ma di indossare, se si possiedono, gli occhiali correttivi o comunque di risolvere i vizi refrattivi con le varie soluzioni che il medico oculista consiglia.
Quindi chi, nonostante abbia gli occhiali, accusa di non vedere bene alla guida, soprattutto di notte, è opportuno che si sottoponga a una visita oculistica per escludere qualsiasi difetto nelle lenti.
Vedere bene è vivere meglio.

 

galleria al buio galleria illuminata

 

 

 

 

 

 

Dott. Gregorio Lo Giudice
Oculista

Il diabete può portare alla cecità

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diabeteIl diabete è una patologia caratterizzata da un’alterazione del metabolismo del glucosio, che si manifesta con iperglicemia (livelli di glucosio nel sangue superiori alla norma). I pazienti che ne sono affetti, nella prima fase della malattia, possono non manifestare sintomi specifici, mentre, in fase avanzata, possono lamentare poliuria (minzione frequente), polidipsia (stato di sete intensa), astenia e perdita di peso.

Si riconoscono fondamentalmente due tipi di diabete (classificazione Who 2006, Ada 2014): il diabete tipo 1, forma meno frequente, causato dalla distruzione delle beta-cellule pancreatiche deputate alla produzione di insulina, su base autoimmune o idiopatica, caratterizzato da una carenza insulinica assoluta. Questa forma è tipica dell’età infantile e adolescenziale, mentre la variante Lada, Latent Autoimmune Diabetes in Adults, ha decorso lento e compare nell’adulto; il diabete tipo 2 è causato da un deficit parziale di secrezione insulinica che, in genere, si instaura su una condizione di insulino-resistenza colpendo l’età adulta, anche se i casi di diabete tipo 2 negli adolescenti obesi è in netto aumento.

diabete-di-tipo-1-e-di-tipo-2

Esistono altre forme meno comuni di diabete come le forme secondarie a malattie del pancreas esocrino (come pancreatite cronica), forme genetiche (difetti genetici della beta-cellula o dell’azione insulinica) o forme secondarie a terapie cortisoniche croniche e ad alto dosaggio. Il diabete gestazionale è una forma di diabete spesso transitoria che si verifica nel corso della gravidanza in donne predisposte alla malattia (familiarità per diabete, obesità pre-gravidica).

Il diabete di Tipo 1 ha una prevalenza dello 0,3 percento mentre il tipo 2 ha una prevalenza del 5 percento nella popolazione. Il dato sull’incremento della prevalenza nei prossimi 20 anni è allarmante.
Per la diagnosi di diabete è necessario un semplice prelievo di sangue o nei casi dubbi e in gravidanza è richiesta la curva da carico orale di glucosio.
Esistono forme un tempo definite di “pre-diabete” in cui il soggetto non presenta i criteri per essere definito diabetico ma in cui sono già presenti alterazioni del metabolismo del glucosio. è proprio in questi soggetti che è necessario instaurare misure di prevenzione per evitare l’insorgenza precoce del diabete. I cardini della prevenzione e della cura del diabete sono dieta e attività fisica quotidiana. La dieta non è intesa solo come restrizione calorica ma come consumo di cibi ricchi in fibre (cereali integrali, frutta, legumi), tipici della dieta mediterranea.

L’iperglicemia cronica provoca in maniera progressiva danni a diversi organi e apparati (prevalentemente occhio, cuore, reni, sistema nervoso periferico), noti come complicanze del diabete. Molti pazienti sconoscono di essere affetti da diabete e alla diagnosi spesso presentano già le complicanze della malattia.
è fondamentale sottolineare come il diabete non solo rappresenta in sé un fattore di rischio cardio-vascolare, cioè predispone a malattie quali infarto e ictus, ma nel trattamento della patologia bisogna considerare i pazienti affetti da diabete come soggetti che abbiano già avuto un evento cardio-vascolare (il diabete è un equivalente di rischio).
Per tale motivo, è necessario non solo curare la glicemia ma intervenire su tutti i fattori di rischio cardio-vascolare presenti nel soggetto diabetico (dislipidemia, ipertensione, fumo, obesità ) e instaurare gli opportuni provvedimenti terapeutici.

Oltre alle complicanze cardio-vascolari una delle complicanze pi๠temibili relative alla patologia diabetica, sia di tipo 1 che di tipo 2, è la retinopatia diabetica ed è una delle principali cause di cecità legale in età lavorativa.
è causata da una progressiva disfunzione dei vasi retinici dovuta a iperglicemia cronica. Inizialmente si mostra asintomatica ma se non trattata può causare perdita della vista fino ad arrivare alla cecità totale.

retinopatia diabetica
Le linee guida dell’American Accedemy of Ophthalmology suggeriscono che la prima vista oculistica, nel diabete di tipo 1, va eseguita a 5 anni dalla diagnosi e successivamente una volta l’anno o secondo le indicazioni dell’oculista di fiducia, invece, nel diabete di tipo 2 va eseguita quando viene fatta la diagnosi di diabete mellito e i controlli hanno cadenza annuale o secondo le indicazioni dell’oculista di fiducia. Nelle donne in gravidanza (affette da diabete tipo 1 e tipo 2) la visita oculistica va eseguita nel primo trimestre e subito dopo il concepimento. Oltre all’esame del fondo oculare si possono eseguire, per approfondimento diagnostico e a discrezione dell’oculista, ulteriori esami strumentali come l’Oct (Optical coherence tomography, che studia la morfologia e lo spessore maculare) e la fluorangiografia (foto del fondo oculare eseguite con particolari filtri, si esgue dopo aver iniettato per via sistemica un colorante che evidenzia lo stato di salute dei vasi retinici e di eventuale presenza di liquido intraretinico).

La retinopatia diabetica progredisce, da lieve a stadi più gravi, quando non c’è un intervento appropriato. è importante riconoscere le fasi in cui il trattamento può essere più vantaggioso. Diversi decenni di ricerche cliniche hanno fornito dati eccellenti sul corso naturale della malattia e sulle strategie di trattamento da adottare e che nel 90% dei casi sono efficaci nel prevenire il verificarsi di un grave abbassamento della vista.

Se l’esordio della patologia avviene nelle aree periferiche della retina passa inosservato da parte del paziente in quanto non si verificano dei cambiamenti nella vista, mentre se l’edema si trova nella porzione della retina centrale (macula) causa una notevole diminuzione della vista quindi è il paziente nota un cambiamento. La diagnosi precoce e il trattamento tempestivo della retinopatia diabetica sono essenziali.
I sintomi che può avvertire il paziente sono: mosche volanti; perdita della sola visione centrale, di un solo settore o della visione periferica; metamorfopsie (visione distorta); perdita temporanea o permanente della vista.
Le complicanze della retinopatia diabetica sono: emorragie retiniche; presenza di essudati retinici; presenza di liquido intraretinico; proliferazione vitreale di neovasi anomali; emovitreo, presenza di sangue nella camera vitrea; distacco di retina trazionale; glaucoma neovascolare.

Durante i primi stadi della retinopatia diabetica non è necessario alcun trattamento, a meno che non si riscontri un edema maculare. Per prevenire la progressione della retinopatia diabetica, chi è affetto da diabete deve controllare il livello di zucchero e colesterolo nel sangue e monitorare attentamente la pressione sistemica.
Nella retinopatia avanzata, in assenza di emovitreo e distacco di retina trazionale, il gold standard, tutt’oggi, è il trattamento laser. Anche se il rischio è una perdita della visione laterale, piuttosto che un’alterazione della visione dei colori o della visione al buio, il trattamento laser fotocoagulativo può salvare il resto della vista. Il trattamento laser scatter può ridurre leggermente la vostra visione dei colori e la visione notturna.

Se è presente un emovitreo, potrebbe essere necessario un intervento chirurgico chiamato vitrectomia in cui il sangue viene rimosso dal centro del tuo occhio. Tale intervento si esegue se strettamente necessario in quanto è altamente destrutturante per l’occhio.
Se viene fatta diagnosi di edema maculare, in considerazione dell’importanza dell’edema, l’oculista – oltre al trattamento laser e alla luce delle linee guida internazionali – potrebbe consigliare delle punture intravireali di cortisone o Anti-Vegf.
Nei pazienti diabetici vi è un aumento dell’incidenza di alcune patologie oculari come la cataratta, il glaucoma, alterazioni dei muscoli estrinseci oculari, malattie della cornea e una maggiore suscettibilità alle infezioni.

Conclusioni – Da quanto esposto, emerge come la prevenzione e la cura del diabete rallentino l’incidenza e la progressione dei danni alla retina, oltre che dei danni cardio-vascolari, renali e neurologici, poiché la malattia è sistemica, globale. è necessaria, dunque, una maggiore sensibilità da parte dei medici e degli operatori sanitari alla cura della persona con diabete, mirata alla prevenzione primaria instaurando corretti stili di vita e alla prevenzione secondaria, soprattutto rispettando la cadenza dei controlli periodici, per poter intervenire laddove si instaurino dei danni iniziali prima che diventino irreversibili.

 

retinopatia diabetica...come si vede

Articolo a cura della dott.ssa Rossella Strano, endocrinologa diabetologa, e del dott. Gregorio Lo Giudice, oculista.

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